Se nel secondo trimestre 2022 la Toscana ha fatto meglio, in termini tendenziali, della media italiana per quanto riguarda la produzione dell’industria (+4,7% contro il +1,9% rispetto allo stesso periodo 2021), il dato congiunturale positivo ad aprile (+1,7%), ma negativo a maggio (-1,2%) e giugno (-2%), con un piccolo rimbalzo a luglio (+0,2%) fotografa il rallentamento del sistema produttivo regionale a causa del raffreddamento generale dell’economia, condizionata dal boom dei costi energetici e dalle tensioni inflazionistiche.
Finito l’effetto rimbalzo del post-pandemia
Secondo la nuova nota congiunturale dell’Irpet, l’industria toscana paga anche l’esaurimento dell’effetto rimbalzo dovuto alla ripresa della pandemia nel contesto post-pandemico. “Esaurita la spinta propulsiva della domanda mondiale – affermano i ricercatori dell’Irpet – osservata con l’uscita dalla pandemia, infatti, il nuovo anno ha visto il contesto macroeconomico deteriorarsi a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Le spinte inflazionistiche che ne sono seguite, sopravvenute su un contesto comunque già caratterizzato da una crescita sostenuta dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari, unite alla difficoltà di approvvigionamento di alcuni input essenziali per il sistema produttivo nazionale e regionale, hanno contribuito al rallentamento della crescita”.
Per quanto riguarda l’export, l’Irpet evidenzia come si sia allargata nel tempo la forbice fra tassi di variazione a prezzi correnti e tassi di variazione a prezzi costanti, per via della progressiva tendenza al rialzo dei prezzi. Rispetto allo stesso periodo del 2021, nel secondo semestre 2022 le vendite estere della regione sono cresciute del 15,3% a prezzi correnti e del 7,6% a prezzi costanti: un dato, quest’ultimo, ben inferiore al trend osservato nella seconda parte del 2021, quando l’incremento a prezzi costanti sullo stesso periodo del 2020 si era attestato intorno al 12%.
Crescono i contratti a tempo indeterminato
Nel secondo trimestre del 2022 gli addetti dipendenti aumentano di 64mila unità (+5,3%) rispetto allo stesso periodo del precedente anno e di 75mila (+6,2%) sul 2019. Questa crescita tendenziale è stata determinata anche da un significativo aumento (oltre 25mila in più) dei dipendenti a tempo indeterminato, in virtù di trasformazioni di contratti a tempo determinato e di apprendistato. Il numero di trasformazioni nel trimestre (14.135) è il più alto a partire dal 2009, doppio rispetto al 2021 e +35% sul 2019
Dal punto di vista settoriale i migliori risultati, in termini di variazioni rispetto al secondo trimestre del 2019, si osservano nelle costruzioni con un aumento di 14mila dipendenti (+26,6%), nei servizi pubblici o a maggioranza tali (+21mila, +8,2%) e nell’industria (+19mila, +6,3%). Le variazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso vedono, invece, il valore più elevato nei servizi turistici (+18,1%). All’interno della manifattura gli unici settori che non hanno recuperato i valori pre pandemia sono l’industria calzaturiera (-6,1%), l’industria conciaria (-2,2%), l’industria dei prodotti per l’edilizia (-1,5%) e quella del marmo (-0,8%).