Pezzo dopo pezzo, si avvicina la partenza dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro per Banca Mps. Il mosaico della soglia minima del mezzo miliardo di euro su 900 milioni non sottoscritti dal Tesoro, imposta dalle banche del consorzio di garanzia per potersi impegnare a sottoscrivere l’eventuale inoptato, sembra più vicino grazie all’aiuto di Axa, di Anima (sia pur in misura assai più ridotta rispetto alle prime ipotesi), e di un pool di fondazioni di origine bancaria operanti in Toscana.
Non è bastata infatti una singola sessione per il Cda fissato l’11 ottobre: i consiglieri d’amministrazione hanno deciso di aggiornare la riunione al giorno successivo, Perché il board deliberi il via libera alla ricapitalizzazione, infatti, servivano le firme di BofA, Citi, Credit Suisse, Mediobanca, Santander, Barclays, SocGen e Stifel Europe, le otto banche componenti del consorzio di garanzia. Firma che, la sera di martedì 11, ancora non c’era.
Da Algebris a Dumont, ecco chi saranno gli investitori
Per assicurare una partenza dell’aumento di capitale di Banca Mps lunedì 17 ottobre Axa, partner di Mps nel ramo del bancassurance, sarebbe pronta ad assicurare fino a 150 milioni. Anima Holding, a sua volta, dovrebbe mettere sul piatto circa 25 milioni. Altri soggetti indiziati per sottoscrivere una quota dell’aumento di capitale sarebbero il fondo Algebris guidato da Davide Serra, il fondo Hosking, e l’imprenditore francese Denis Dumont, già entrato nel capitale di Creval quando l’amministratore delegato della banca lombarda era Luigi Lovaglio, attuale ad di Rocca Salimbeni.
Nella partita della ricapitalizzazione c’è anche un gruppo di fondazioni di origine bancaria, le principali operanti in Toscana, che dovrebbe sottoscrivere una quota intorno ai 30 milioni di euro. “E’ una missione di sistema”, sostiene una delle fonti che ha in mano il dossier. C’è la Fondazione Cr Firenze, il cui Cda ha deliberato all’unanimità la partecipazione per una quota di 10 milioni di euro. Salvo colpi di scena, stessa cifrà sarà versata anche dalla Fondazione Mps, un tempo padrona assoluta della Banca – un controllo mantenuto negli anni a carissimo prezzo, e alla fine perduto – e oggi azionista con una quota poco più che simbolica. Secondo i rumours, anche Fondazione Carilucca e Fondazione Caript si sono interessate alla partita.